I Meli di Avalon nasce come cerchio prevalentemente femminile nel quale riunirsi per studiare, vivere e sperimentare insieme le Vie di Avalon, ovvero quei percorsi sacri che si radicano nelle tradizioni celtiche femminili, nella mitologia celtica e nella materia bretone.
Come tanti dolci e succosi frutti nati dalle mani, dall'amore e dall'ispirazione di molte donne.

domenica 2 agosto 2020

Dentro il Calderone...

La nebbia sorge leggera dal suolo umido, coperto da un tappeto di foglie scarlatte. Sale vaporosa a velare gli alberi spogli e avvolge i nostri passi. La voce del bosco è silenziosa e il confine fra i mondi è tanto labile da poter posare lo sguardo oltre il visibile, oltre tutto ciò che conosciamo.
Il tempo del passaggio oltre le nebbie è vicino e siamo chiamate a guardare dentro il calderone.
Siamo chiamate ad immergerci nel calderone e ad abbandonarci al suo potere rigenerante.

Scendiamo e ancora scendiamo nel cuore del calderone, nel buio rischiarato dalla fiamma ardente. Permettiamo a noi stesse di abbandonarci al suo calore e lentamente rimembriamo la sua antica funzione.
Cosa rappresenta simbolicamente il calderone e cosa avviene se ci inoltriamo al suo interno?
Ma soprattutto, che legame profondo esiste fra il calderone e il sacro femminino?

Il calderone, dal latino caldaria o caldero, ovvero ciò “che scalda”, o ciò che “mantiene il caldo al suo interno”, è uno strumento antico in cui si sviluppa e si diffonde il calore che permette la cottura, e che porta alla profonda trasformazione di tutto ciò che vi viene immerso. Per far sì che il calore si attivi e si mantenga costante, occorre accendere e alimentare con cura il fuoco, per questo il calderone è indissolubilmente legato al fuoco, l’elemento naturale che ne attiva il potere trasformativo.
Dalla cottura avviene anche la lenta e paziente distillazione, che lascia evaporare tutto ciò che è superfluo e riduce la materia alla sua essenza, ovvero alla sostanza originaria.

Sin dai tempi più remoti, il calderone era uno strumento strettamente associato al mondo femminile, e solo le donne, dedite ad usarlo quotidianamente, ne conoscevano i più reconditi segreti.
Nella tradizione celtica gallese coloro che insegnano i poteri del calderone sono donne divine, e il calderone è il centro della sacra sorellanza. Nove vergini disposte in cerchio lo mantengono tiepido col calore del loro respiro.
La sapiente Ceridwen mescola e rimescola, cuoce e trasforma, e insegna la paziente arte della distillazione, che disperde il veleno di ciò che è dannoso o non necessario, per poter accedere all’anima essenziale, che contiene in sé la luce della conoscenza.
Infine, Branwen dalle bianche piume, veglia sul passaggio dalla morte alla vita, e libera l’essenza “volatile” rendendola bianca e leggera.
Ognuna di queste dée incarna il calderone e trasmette l’esperienza del suo mistero – la trasformazione che, attraverso il mantenimento costante del calore, distilla la materia e rende pura e chiara l’anima, permettendole di elevarsi nel reame spirituale – suggerendo che essa non potrà mai essere vissuta esternamente, ma solo nella propria interiorità.
Perché il calderone è dentro, nel centro più profondo di noi stesse.

A lungo le donne si dedicavano a cuocere, bollire e distillare, e a lungo vegliavano sulla tiepida magia del calderone, che allo stesso tempo agiva dentro loro stesse, giorno dopo giorno. Il calderone era legato al centro della casa, il caldo focolare sempre acceso, cuore del sacro femminino, ed era la fonte del nutrimento e quindi della vita, così come lo è la donna.
La sua forma rotonda, capiente e calda, ricorda lo splendido grembo femminile, ma anche i floridi glutei e la sacra yoni, e per estensione rappresenta il grembo divino della Grande Madre, sorgente di vita, luogo in cui l’essenza di luce si rigenera e si trasforma dopo la morte, per poi riemergere rinnovata per abbracciare la nuova vita.
Il grembo femminile è dunque l’espressione più naturale e potente del calderone incarnato, che secondo alcune leggende doveva essere fatto di materia purissima, e al cui interno ardeva un fuoco perpetuo. Per questo, più il calderone era grande e capace, ovvero “atto a contenere”, a comprendere e a raccogliere il più possibile i divini influssi femminili che la Madre antica donava alle sue figlie, più esso era considerato bello, buono e sacro.
Ogni donna è portatrice del sacro calderone, e la sua bellezza è sempre unica, ma appartiene a tutte. Ogni donna, unita in cerchio alle sue sorelle, è un santuario di trasformazione e rigenerazione, e la danza delle donne riunite è la danza morbida e rotonda dell’antico calderone.

Scendendo nel centro del calderone, nel suo interno protetto e sicuro, ci immergiamo dunque nel centro di noi stesse, torniamo al grembo divino e ci abbandoniamo completamente alla magia rigenerante del sacro femminino, rientrando, ogni volta di più, nella materna e riposante oscurità delle origini, nel tempo della nostra gestazione, per formarci e ri-crearci attingendo dalla nostra verità profonda.
Dentro il calderone ci affidiamo alla trasformazione e lentamente ci lasciamo distillare, disperdendo nei vapori ciò che non serve e che spesso ci avvelena, e ritrovando la nostra stessa essenza. Quell’unica goccia luminosa in cui è racchiuso tutto l’universo.
Inoltrarsi nel mistero del calderone può essere difficile o semplice, può richiedere molto tempo o solo un brevissimo istante, ma quando si supera la paura di ciò che è ignoto e si oltrepassa la soglia si scopre che il calderone, riflesso del grembo della terra, è un luogo di tepore e amore in cui non vi è nulla da temere, perché ogni ferita trova la sua guarigione e ogni paura viene placata.
La trasformazione del calderone, inoltre, non porterà mai a trovare, e dunque a essere, qualcosa di diverso, di sconosciuto o di lontano da ciò che siamo veramente, perché la trasformazione del calderone è il ritorno all’origine. E dentro il calderone non solo ritroviamo la nostra verità, ma riceviamo anche il dono della memoria della Sorgente di tutte le cose, così da poter riaprire gli occhi nella luce della sua consapevolezza.

Il tempo del passaggio oltre le nebbie è giunto, e siamo chiamate a ri-membrare il potere del calderone. Impariamo di nuovo ad essere calderoni viventi, sacri calderoni incarnati ricolmi di bellezza e voluttà. Impariamo ad ascoltare il nostro grembo e ad agire nel mondo attraverso la sua voce ispirata, il puro istinto della pancia.
Accudiamo il nostro fuoco interiore con il tepore del respiro come ci insegna a fare la sorellanza delle nove vergini.
Mescoliamo e rimescoliamo, scaldiamo e lasciamo evaporare le illusioni nebbiose del nostro ego, distillandoci fino all’ultima goccia, come ci mostra la sapiente Ceridwen.
E infine rendiamo bianca e leggera la nostra anima, il nostro vero Sé, imparando di nuovo a volare nel reame dello spirito, come Branwen, Colei che Libera, ci invita a fare.
Così facendo risveglieremo in noi il potere del calderone, ne riconosceremo i segreti, e come le nostre antenate, legate a noi dal sangue e dallo spirito, saremo ancora le custodi del suo mistero.

Guardiamo dentro il calderone, immergiamoci nel suo calore, e lasciamo che ci trasformi e ci rigeneri.
Così che la sua magia ci renda ciò che siamo nate per essere
.

Illustrazione di Denise Garner


Bibliografia

Davies Sioned, The Mabinogion, Oxford University Press, New York, 2007
Jones Gwyn e Thomas, The Mabinogion, Everyman Paperback Classics, 2004
Pianigiani Ottorino, Dizionario etimologico della Lingua Italiana - http://www.etimo.it
Preiddew Annwn, dal Llyfr Taliesin, traduzione di Sarah Highley
Telyndru Jhenah, Avalon Within: Inner Sovereignty and Personal Transformation Through the Avalonian Mysteries, BookSurge Publishing, 2005

Ricerca e testo di Laura Violet Rimola. Tutti i diritti sono riservati.
Nessuna parte di questi testi può essere riprodotta o utilizzata in alcun modo e con alcun mezzo senza il permesso scritto dell’autrice.
© I Meli di Avalon 2011-2020

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