I Meli di Avalon nasce come cerchio prevalentemente femminile nel quale riunirsi per studiare, vivere e sperimentare insieme le Vie di Avalon, ovvero quei percorsi sacri che si radicano nelle tradizioni celtiche femminili, nella mitologia celtica e nella materia bretone.
Come tanti dolci e succosi frutti nati dalle mani, dall'amore e dall'ispirazione di molte donne.

sabato 22 agosto 2020

Barinthus, il Traghettatore Bianco

Avalon è l’Isola delle Donne, governata soltanto da donne semi-divine, dotate di poteri magici e grandi conoscitrici della natura, dei medicamenti, delle tecniche di guarigione, dei misteri che non si possono pronunciare. Sono loro che accolgono chi varca le nebbie per rigenerarsi fra i loro meleti, e sono loro a prendersene cura. Sono incarnazioni di armonia femminile e maestre in tutte le arti, come muse celtiche perennemente immerse nella fiamma ispirata, e donatrici loro stesse di ispirazione.
Il sacro femminino abita e governa l’isola sacra, tuttavia nelle tradizioni di Avalon sono presenti anche alcune figure maschili che agiscono da alleate, e svolgono per essa un ruolo importante.
Occorre dire che questo ruolo non è mai svolto sull’Isola delle Mele, ma sempre e solo sui suoi confini. E che anche quando a questi uomini speciali è permesso di sbarcarvi e intrattenersi nella sua quiete luminosa, essi lo fanno da ospiti, tornando poi nel mondo per continuare a svolgere il proprio compito.

Una di queste affascinanti figure è Barinthus, il traghettatore di Avalon.
È lui che guida la barca che trasporta Re Artù, mortalmente ferito, per lasciarlo nelle mani sapienti della Fata Morgana, e lui solo conosce la via acquatica per accedere all’isola sacra, e per tornare nel mondo comune.
Su quest’isola abbiamo trasportato Re Artù, gravemente ferito dopo la battaglia di Camblan, guidati da Barindo [Barinthus], profondo conoscitore del mare e delle stelle.
Con lui al timone della nave approdammo all’isola insieme al re e Morgen ci accolse con gli onori dovuti (…).
Fummo lieti, pertanto, di affidarle il re e facemmo ritorno, issando le vele al vento favorevole.
” (1)

Illustrazione di Arthur Hook

Barinthus è un “profondo conoscitore del mare e delle stelle”, è il timoniere della barca, o della nave, che solca laghi, mari e oceani, e conduce oltre il confine che separa il mondo comune da quello divino. Conosce le maree, i flutti e le correnti acquatiche, ma anche le stelle, le costellazioni e la loro ciclica rotazione nel cielo notturno.
Per lui l’oceano acquatico e quello celeste non hanno segreti, ed è l’unico che può raggiungere la mitica nona onda del mare – quella che delimita i due mondi – e passarvi oltre.
È lo psicopompo che naviga le acque con maestria, facendo da tramite fra il visibile e l’invisibile. E del reame sottile porta i segni, come rivela il suo nome.

Barinthus, che nella forma più antica pervenuta dai manoscritti corrisponde a Barrindus, ovvero all’antico irlandese Barrind, è la latinizzazione di Barrfhind – variante di Findbarr o Finnbarr – che significa letteralmente “sommità bianca”, nel senso di “cima” – che ricorda le sommità delle colline dell’oltremondo celtico – ma anche di “capelli”, in quanto viene inteso anche come “colui che ha capelli bianchi”. Infatti, “Findbarr viene glossato con folt find bui fair, “Bianchi capelli su di lui [sulla sua testa]”.” (2)
Un’altra spiegazione del suo nome, ancora più vicina alla natura del misterioso traghettatore, viene data da Fausto Iannello:
Il nome di Barinto significa “bianca cresta (delle onde)”, dai termini antico-irlandesi “barr” (cornico “bar”; medio-gallese “bar”; gallico “*barros”; proto-ind. “*Bhars-”; cfr. lat. “Fastigium”, “*bharsti-”), “sommità /cima/vetta/testa”, e “find”, “bianco” (ant.-irl. “Barrand”), dunque “Barr-(find)”, dove il primo dei due termine [sic] va appunto inteso con “crest of waves” o “with fair top”.” (3)
Barinthus sarebbe quindi colui che ha i capelli bianchi come la cresta delle onde, o colui che solca la bianca cresta delle onde, letteralmente l’uomo “dalla cresta bianca”.
Che sia inteso come spuma delle onde, come cima delle colline, o come capigliatura canuta, il colore bianco appartiene e proviene dall’altromondo, e chi lo porta su di sé ne è alleato, messaggero, o inviato per svolgere un sacro ruolo in sua vece.

Come variazione di Barrfind e Findbarr, il nome di Barinthus viene associata alla divinità irlandese Findbarr, fratello di Aengus dei Tuatha de Danann (4), ma soprattutto, viene più verosimilmente identificato con il grande Manannán mac Lir, il dio del mare irlandese – e il corrispettivo gallese Manawyddan fab Llyr – che cavalca le onde sul proprio carro marino, guidato da cavalli impetuosi e candidi come la spuma.
Nella narrazione irlandese del VIII secolo Immram Brain [maic Febail], ovvero Il Viaggio di Bran [figlio di Febail], dopo aver ascoltato il tintinnare di un ramo di melo d’argento, mostrato da una bellissima donna fatata, Bran mac Febail si mette alla ricerca dell’Isola delle Donne, dalla quale lei proviene. Durante la navigazione, sarà il dio Manannán a comparire davanti a lui, cantandogli trenta versi di rara bellezza. (5)
Più tardi, nell’opera del X secolo Navigatio Sancti Brendani – la Navigazione di San Brandano – sarà l’abate San Barrindus – identificabile con Barinthus – “discendente di Niall”, a visitare per primo la fantastica isola chiamata Terra Promessa dei Santi, e a instillare in San Brandano la volontà di conoscerla, mettendosi in viaggio per raggiungerla.
E per quanto sia cambiato il suo nome, la presenza dell’antico dio oceanico delle onde e della schiuma sembra essere ancora presente. È questo il periodo storico in cui Manannán sopravvive come luamaire, o meraviglioso guidatore, “che eccelleva nella conoscenza del cielo (nemgnacht) e nell’esame del tempo.” (6) Le stesse attitudini che appartengono a Barinthus.

Per quanto riguarda la Terra Promessa dei Santi, alla quale giunge San Brandano dopo un lungo viaggio per mare durato sette anni, la sua descrizione come luogo di pace e gioia oltremondane ricco di frutteti e di ogni delizia, non lascia dubbi sulla sua natura antica, che profuma di meli e fa sopraggiungere l’eco, seppur lontana, del canto delle donne di Avalon.

[Parla Barrindus] “Imbarcatici e iniziata la navigazione, ci avvolsero da ogni parte le nebbie, al punto che quasi non riuscivamo a scorgere la poppa e la prua della barca. Trascorsa quasi un’ora, una luce intensa brillò intorno a noi e apparve una terra vasta, con prati verdi e ricchissima di frutti. Quando la barca toccò terra, ne uscimmo e per quindici giorni girammo a piedi per l’isola senza riuscire a trovarne la fine. Non vedevamo stelo d’erba senza fiore o pianta senza frutto; e tutte le pietre del luogo erano gemme preziose. Poi, il quindicesimo giorno, scoprimmo un fiume che scorreva da oriente a occidente; e osservando tutto questo eravamo incerti sulla decisione da prendere.
Volevamo attraversare il fiume, ma attendevamo che Dio ci indicasse la sua volontà. Mentre così stavamo discutendo, ci apparve davanti d’un tratto un uomo pieno di fulgore, che ci chiamò subito coi nostri nomi e ci salutò così:
“Buon per voi, cari fratelli! Dio vi ha rivelato questa terra, che darà ai suoi santi. Arrivando a questo fiume si raggiunge la metà dell’isola. Non vi è permesso andare più in là; tornate dunque da dove siete venuti”.
Subito dopo queste parole gli chiesi da dove provenisse e come si chiamasse.
Rispose: “Perché mi chiedi le mie origini e il mio nome?
Perché non mi chiedi invece di quest’isola? Come la vedi ora, così è rimasta fin dall’alba del mondo. Non hai bisogno di cibo, di bevande o di vestiti? Perché è un anno che ti trovi su quest’isola senza assaggiare cibo né bevanda. Non hai mai preso sonno, né su di te è mai calata la notte, perché il giorno è sempre libero dalle cieche tenebre (…).
” (7)

Barinthus è una figura antica che trae la sua origine dalle divinità celtiche del mare. È il traghettatore bianco, lo psicopompo ultraterreno che conosce le segrete rotte e conduce le anime ad Avalon, l’Isola dei Meleti, la Terra delle Donne, e quindi, la Terra Promessa dei Santi.
Nella tradizione di Avalon, è uno degli alleati maschili dell’isola sacra, e la serve facendo da tramite fra i due mondi.
I suoi occhi scrutano e ben conoscono le stelle del cielo e gli abissi del mare, così come il profondo dell’anima di coloro che a lui pervengono per farsi trasportare.
Barinthus permette di lasciare la terra conosciuta e di posare il piede sulla barca.
Di attraversare le acque e superare la nona onda del mare – la più alta e la più bianca.
I suoi capelli canuti, ereditati dall’altromondo, sono anche il segno della sua saggezza, e ciò che lo muove nella sua navigazione è l’onore e la devozione verso l’Isola delle Mele e le sue donne divine.
Grazie a Barinthus, la chiamata di Avalon può essere esaudita.
Attraverso di lui, il viaggio può cominciare.

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Note:

1. Cfr. Geoffrey of Monmouth La follia del Mago Merlino [Vita Merlini], a cura di Alberto Magnani, pag. 85.

2. Cfr. Bruce Lincoln, Death, War, and Sacrifice, pagg. 67, 74 nota 29.

3. Cfr. Fausto Iannello, Jasconius rivelato. Studio comparativo del simbolismo religioso dell'isola-balena nella Navigatio sancti Brendani.

4. Cfr. Ètudes celtiques, Volume IV, pag. 265. La divinità irlandese Findbarr, sovrano del Sid Meda, compare nell’episodio Sliabh na mban – la “Montagna delle Donne” – che fa parte della preziosa raccolta del XIII secolo Acallam na Senorach, “Dialogo con gli Anziani”, e anche nel racconto del XIV secolo Altrom Tigi da Medar. Al di là della similitudine del nome, però, sembra non vi sia alcuna corrispondenza effettiva fra Findbarr e Barinthus, in quanto sono due figure molto diverse.

5. Cfr. La navigazione di Bran figlio di Febal, in Antiche storie e fiabe irlandesi, a cura di Melita Cataldi, pagg. 213-221.

6. Cfr. Ètudes celtiques, Volume IV, pag. 265.

7. Cfr. La navigazione di san Brendano/Navigatio sancti Brendani, a cura di Giovanni Orlandi e Rossana E. Guglielmetti.


Bibliografia essenziale

Cataldi Melita (a cura di), Antiche storie e fiabe irlandesi, Torino, Einaudi, 1985
Ètudes celtiques, Volume IV, Société d’Editions “Les Belles Lettres”, 1979
Iannello Fausto, Jasconius rivelato. Studio comparativo del simbolismo religioso dell'isola-balena nella Navigatio sancti Brendani, Edizioni dell’Orso, Alessandria, 2013
La navigazione di san Brendano/Navigatio sancti Brendani, a cura di Giovanni Orlandi e Rossana E. Guglielmetti, Sismel - Edizioni del Galluzzo, Firenze, 2018
Lincoln Bruce, Death, War, and Sacrifice. Studies in Ideology and Practice, The University of Chicago Press, Chicago, 1991
Of Monmouth Geoffrey, La follia del Mago Merlino [Vita Merlini], a cura di Alberto Magnani, Sellerio Editore Palermo, 1993

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© I Meli di Avalon 2011-2020. Ricerca di Laura Violet Rimola e Alessandro Zabini. Testo di Laura Violet Rimola. Tutti i diritti sono riservati.
Nessuna parte di questo testo può essere riprodotta o utilizzata in alcun modo e con alcun mezzo senza il permesso scritto dell’autrice.

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