I Meli di Avalon nasce come cerchio prevalentemente femminile nel quale riunirsi per studiare, vivere e sperimentare insieme le Vie di Avalon, ovvero quei percorsi sacri che si radicano nelle tradizioni celtiche femminili, nella mitologia celtica e nella materia bretone.
Come tanti dolci e succosi frutti nati dalle mani, dall'amore e dall'ispirazione di molte donne.

mercoledì 10 settembre 2025

Le Venti Damigelle della Navicella incantata

Le Dame di Avalon nella Tradizione Arthuriana
Le Venti Damigelle della Navicella incantata


Questo incontro ultraterreno avviene, come spesso accade, dopo l’inseguimento di un grande cervo nel fitto bosco, simbolo dell’inoltrarsi in un luogo liminale fra visibile e invisibile, selvatico, imprevedibile, trasformativo.
Nel Libro IV de Le Morte d’Arthur di Sir Thomas Malory, Re Arthur, Re Uriens e ser Accolon si danno all’inseguimento del cervo, che li conduce sulle rive di un lago, dove viene ucciso da una cagna che lo azzanna alla gola. Arthur suona il corno per annunciare che la preda è stata catturata, e prepara il cervo per essere trasportato a corte.

Poi si guardò intorno e scorse, proprio davanti a sé, una piccola imbarcazione coperta da drappi di seta, i cui lembi arrivavano a filo dell’acqua, dirigersi dalla loro parte e prendere terra sul greto. Il re si avvicinò e vi guardò dentro, ma non vi vide alcun essere vivente.
(…)
Dopo che furono montati a bordo scoprirono che l’imbarcazione era tappezzata di sete preziose. Intanto si era fatta notte e, d’improvviso, cento torce si accesero e splendettero intorno ai bordi della navicella, mentre venti belle damigelle si facevano avanti, si inginocchiavano ai piedi di Arthur chiamandolo per nome, e lo salutavano dicendo che era il benvenuto e che avrebbe ricevuto la migliore accoglienza che potesse desiderare. Il re le ringraziò gentilmente ed esse lo condussero insieme ai compagni in una bella sala dove li servirono a una splendida tavola imbandita di cibi e bevande di ogni specie. Il re ne fu molto stupito, tanto più che non aveva mai cenato meglio in vita sua. Quando poi ebbe desinato a proprio piacere, fu accompagnato nella camera più sfarzosa che avesse mai visto, e lo stesso accadde a re Uriens e a ser Accolon, cui furono riservate camere non meno preziose. Messi a letto con ogni agio, essi si addormentarono subito e dormirono profondamente per il resto della notte.


La mattina seguente, ognuno di loro si sveglia in un luogo diverso. Re Uriens si sveglia nel proprio letto fra le braccia della moglie, Morgana La Fata, senza capire come avesse fatto a giungervi; re Arthur si sveglia invece “in una buia prigione in cui echeggiavano tristi lamenti”; ser Accolon si sveglia in grave pericolo, “era disteso a meno di mezzo piede dall’orlo di un profondo pozzo da cui usciva un tubo d’argento che faceva zampillare l’acqua su una pietra marmorea.
È ser Accolon a comprendere per primo che sono stati ingannati, affermando:
Le damigelle della nave ci hanno ingannati: dovevano essere diavoli, altro che donne! Se uscirò vivo da questa orribile avventura le cercherò e le annienterò per i loro incantesimi.

Ad aver orchestrato tutto, si scoprirà presto, è stata Morgana La Fata e le sue damigelle, che hanno creato l’incanto per nuocere a Re Arthur, tanto odiato da lei, ovvero per tentare la sua uccisione – per mano di ser Accolon.

***

L’apparizione della piccola nave tappezzata di sete preziose, che pare vuota, ma quando cala la notte si illumina di cento torce e venti damigelle appaiono dal nulla per intrattenere gli ospiti e condurli, infine, in un sonno ingannevole, è una delle arti delle donne magiche della tradizione arthuriana.
Si tratta in realtà di dame al servizio della Fata Morgana, sono le sue protette, e come lei si presume provengano da Avalon o dai luoghi sospesi, invisibili o sommersi ai quali lei appartiene.
In questa apparizione sono invisibili, o apparentemente assenti, ma compaiono dal nulla quando cala la notte e le fiamme delle torce, che si riflettono sulle acque del lago e illuminano i ricchi drappeggi delle sete, creano la magia. Una magia tessuta dalle loro abili dita.
Le venti dame, così come Morgana, sono tessitrici della magia, e in questo caso tessitrici dell’inganno. Sembrano accoglienti, generose, bellissime, ma in realtà hanno il compito di creare il conflitto e mettere in pericolo di vita Re Arthur. Morgana La Fata tiene i fili principali della tessitura, come un ragno che fila e tesse la sua tela, servendosi delle ombre della notte.
Nella tradizione arthuriana questo tipo di dame, incantatrici, maghe, fate, sono detestate dai cavalieri, che desiderano trovarle e annientarle per i loro incantesimi. Eppure è grazie a loro se si creano le condizioni di crescita, ovvero le prove più difficili e il loro superamento.
Le venti damigelle della nave incantata fanno parte del regno di Morgana La Fata. Insieme a loro molte altre dame compaiono nel corso delle vicende di Re Arthur e dei suoi cavalieri.
Ogni volta che loro appaiono qualcosa di pericoloso e contrastante accade. Ma le prove vengono affrontate, superate, e la natura magica della tessitura invisibile, viene rivelata.
***

Nota:

Le citazioni sono tutte tratte da Sir Thomas Malory, Storia di Re Artù e dei suoi cavalieri – titolo originale Le Morte d’Arthur – Vol. I, Oscar Mondadori, Milano, 1985, pagg. 95-96, 98.

Illustrazione di Anne-Marie Ferguson.

2 commenti:

  1. Bellissimo, grazie per avermi consentito di leggere questo testo.

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  2. Grazie a te per averlo letto, sono felice che ti sia piaciuto :)

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